di Pasquale Giordano
Roma - Quella che sta per cominciare è una settimana significativa per il rugby italiano, sia sotto l’aspetto sportivo ma anche e soprattutto sotto quello mediatico. È prevista infatti per questa settimana l’uscita del film Invictus che racconta (romanzando) l’immediato dopo ascesa di Nelson Mandela alla guida del Sudafrica e il ruolo che il rugby ebbe nel tentativo di riunificare quella nazione.
Invictus
Il 26 febbraio uscirà in Italia Invictus, negli USA è uscito venerdì 11 dicembre, Il film diretto da Clint Eastwood che annovera tra gli altri Morgan Freeman, nei panni di Nelson Mandela, e Matt Damon in quelli di Francois Pienaar. La sceneggiatura è basata sul romanzo The Human Factor: Nelson Mandela and the game that changed a Nation di John Carlin.
È il 1995 e il Sudafrica è in pieno periodo post apartheid. Al governo, dopo 46 anni, non c'è un boero ma un esponente dell'African National Congress: Nelson Mandela. Il Sudafrica è abitato da diverse etnie ognuna delle quali ha la propria lingua e i propri riferimenti sportivi. Ad esempio i bafana bafana ("i nostri ragazzi" in lingua zulu)sono da sempre la trasposizione sportiva dei neri, mentre gli springboks (dal nome di un'antilope) e il rugby sono da sempre più seguiti dalla componente afrikaner.
Con la fine dell'apartheid la nazionale sudafricana fu ammessa, per la prima volta, a partecipare alla coppa del mondo di rugby nel 1995, edizione della quale il Sud Africa era proprio la Nazione ospitante. Il 24 giugno 1995, all'Ellis Park Stadium di Johannesburg, Jacobus Francois Pienaar, capitano springboks, guidò i suoi ragazzi alla conquista della coppa del mondo contro i mostri sacri All Blacks. Durante la premiazione ricevette dalle mani di Nelson Mandela il trofeo che poi si preoccupò di alzare in aria. Prima dei festeggiamenti, prima dei ringraziamenti, ci furono gesti significativi: preghiere di gruppo; Nelson Mandela che con indosso la casacca verde degli springboks passeggiò sul prato dello stadio; uno sport capace di unire più persone sotto la bella bandiera sudafricana. Fu una giornata storica che da sola non riuscì a sanare le problematiche del Sudafrica (questa è un'altra storia), ma che rimase ad imperitura memoria come uno degli attimi in cui una vittoria sportiva ha il gusto nobile della vita.
Contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare il film ha ricevuto solo due nomination agli Academy Awards 2010 e nella notte degli Oscar difficilmente andrà oltre la vittoria nella categoria “migliore attore protagonista” che spetta (quasi) di diritto al Morgan Freeman/Nelson Mandela.
Italia-Scozia: quattro incontri e un tentativo di riavvicinamento
Saranno quattro le sfide tra le nazionali scozzesi e italiane nel prossimo fine settimana, ben tre saranno targate 6 “Nations”.
Si comincia alle 15.00 di venerdì 26 febbraio quando nello stadio "Santa Rosa" di Capoterra (Cagliari) scenderanno in campo le selezioni Under 20 per il terzo turno del 6 Nazioni Under 20 (diretta RaiSportPiù). Si proseguirà alle ore 20.00 allo Stadio “Vittorio Pozzo” di Biella per l’incontro tra le seconde selezioni Italia “A” e Scozia “A” (unico non valido per il torneo 6 Nazioni). Sabato sarà il turno delle nazionali maggiori che alle 14,30 (diretta Sky Sport 2 /differita La7) si sfideranno nello storico Stadio Flaminio di Roma per il match che quasi sicuramente assegnerà l’ ”infame” cucchiaio di legno. Infine domenica 28 febbraio alle 14.30 al “Maurizio Natali” di Colleferro toccherà all’Italrugby rosa chiudere il trittico di match targato “6 Nazioni” contro la Scozia, formazione contro la quale l’Italia ottenne la prima storica vittoria nel Torneo.
Potrebbero non essere solo sportivi gli incontri tra Italia e Scozia. Dovrebbe arrivare in settimana l’OK del board celtico alla partecipazione di due franchigie italiane (Benetton Treviso, Aironi del Po) alla Magners Celtic League già dal settembre prossimo. Inizialmente la scadenza per il responso era fissata per la fine di gennaio 2010, ma dopo la fumata nera e le accuse reciproche tra Fir e Celtic Board (la prima a mezzo comunicato stampa diceva di essersi autoesclusa, il secondo invece sosteneva che il rugby italiano non era in possesso di nessuno dei requisiti economici, tecnici e di sponsor) si era registrato un riavvicinamento. A smorzare gli entusiasmi italiani ci ha pensato David Jordan, direttore del Celtic Rugby che nei giorni scorsi ha dichiarato che nessuna decisione era stata presa anche se si stava valutando la candidatura italiana, tuttavia “non posso ancora dire per quale stagione”.
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