esperienze comunicative nel bagaglio da viaggio di un aspirante storyteller

giovedì 25 febbraio 2010

Taekwondo, arte fantasiosa e sinuosa

di Pasquale Giordano
taekwondo
Tivoli - Sabato 13 e domenica 14 febbraio 2010 si è tenuto a Tivoli il Memorial Claudio Somai, Torneo Nazionale di Taekwondo, specialità Sparring e Poomsae. Il taekwondo (letteralmente l'arte dei pugni e dei calci in volo) è un'arte marziale coreana basata principalmente sull'uso delle gambe. Vedere due bambine (foto) lottare mi aveva un po’ sorpreso ma il maestro Salvatore Ascione ha preferito tranquillizzarmi “Questo è il traino delle Olimpiadi. Il Taekwondo è un’arte marziale di base che ha risvolti sportivi anche grazie alle Olimpiadi che lo hanno messo in mostra come sport. Ormai in Italia siamo in molti a praticarlo e credo sia una cosa splendida”.

Il maestro, cintura nera 6° DAN, insegna taekwondo ogni martedì e giovedì nella palestra del Centro Sportivo Maniampama di Guidonia.
“L’aspetto sportivo del taekwondo è la gara con il suo carico di agonismo, la marzialità la si esprime in palestra mentre si eseguono le tecniche. Il taekwondo è anche difesa personale, non solo tirare calci e pugni per aver assegnati dei punti, ma per assurdo difficilmente si vedrà litigare chi conosce il taekwondo. Di solito è colui che porge l’altra guancia e che evita in ogni modo di cominciare. Se però viene attaccato sa difendersi bene. La maggior parte delle volte basta mettersi in posizione di guardia per scoraggiare qualsiasi attaccabrighe. Ripeto, questa non è violenza. Non insegniamo a fare a botte bensì ad incanalare il proprio vigore nei binari precisi della marzialità e dell’agonismo.

Ci sono differenze con le altri arti marziali?
Il taekwondo è molto fantasioso e molto sinuoso. Il karate invece è più rigido, è più statico e ha la sua efficacia solo se si è ad una certa distanza. Altra differenza è che il karate è semi-contact e si basa più sul controllo del movimento, mentre il taekwondo è full-contact e ha la sua efficacia nel portare a segno un determinato colpo, nel concludere una determinata tecnica che magari può sfociare in un KO. La soddisfazione massima non è prevalere sull’avversario ma esprimere una tecnica migliore.

Le cinture sono le stesse?
Nel taekwondo esistono le stesse cinture del karate. Si parte dal bianca e dopo circa quattro anni, dopo aver sostenuto gli esami, si arriva alla cintura nera.

La cintura nera come traguardo?
Non direi. Piuttosto è un punto d’inizio, una base da cui ripartire. Possiamo dire che il percorso fatto per arrivare alla cintura nera è un riscaldamento. Il vero taekwondo si esprime dalla cintura nera 1° DAN in poi. Le tecniche sono portate in maniera diversa, l’allenamento si fa più intenso e si lavora molto anche sotto l’aspetto della concentrazione e della mentalità. Perfino sotto l’aspetto personale una cintura nera è matura.

In una parola: arte marziale
Già, tutte le arti marziali hanno un codice di comportamento. Fondere l’elemento fisico e quello mentale non è facile, ecco perché l’arte marziale necessita di una maggiore concentrazione. Per fare una dimostrazione di rottura (rompere una pila di tavole o di tegole, ndr) c’è bisogno della mente, della concentrazione, di pensare al colpo che si sta portando. In questo momento entra in gioco la marzialità. Senza questa le tegole o le tavole rimangono intatte. Con il minimo si ottiene il massimo. Pensi al saluto iniziale e a quello finale, sono parte di un cerimoniale che sottintende la concentrazione.

Mettiamoci nei panni di un genitore che non porta il proprio figlio a praticare Taekwondo per paura del contatto
Al contrario le arti marziali sono molto indicate per i bambini. Vuoi per una questione di g
ginnastica per la crescita e anche per una questione aggregativa. C’è un affiatamento con i propri compagni perché sono delle forme (tecniche, ndr) singole se si parla di kata ma il combattimento è di per sé un’espressione collettiva delle forme. Oltretutto l’arte marziale educa i bambini a comportarsi in un certo modo, rispettando le persone e gli amici, vivendo con rispetto. A livello motorio ci sono risvolti ed è innegabile, ma molti ragazzi sono migliorati anche sotto il profilo comportamentale. Qualcuno addirittura ha ripreso a frequentare la scuola dopo aver cominciato a praticare un arte marziale o ha migliorato il proprio curriculum scolastico perché ha preso ad essere più concentrato. Il bambino impara giocando e assimila i meccanismi che poi gli serviranno nella vita di tutti i giorni. Se ad esempio un genitore dice che il proprio figlio è irrequieto a scuola allora si comincia a lavorare col bambino per fargli capire che questo comportamento potrebbe diventare sconveniente per lui. Ho molti esempi di maestre che sono venute a complimentarsi con noi per il lavoro svolto sui ragazzi che cominciavano a comportarsi in maniera corretta ma soprattutto si applicavano maggiormente a scuola. Per portare una tecnica deve concentrarsi sul movimento e deve ascoltare l’insegnamento del maestro, allo stesso modo funzionerà a scuola con le spiegazioni delle maestre.
Sotto il punto della sicurezza non c’è da preoccuparsi: usiamo protezioni per ogni parte del corpo che deve ricevere o portare un colpo. E poi mi lasci dire che il calcio è addirittura più “pericoloso” del taekwondo se è vero che ci si può storcere un ginocchio o rompersi un braccio anche cadendo male in seguito ad un contrasto di gioco.
Sarà un percorso che durerà una vita. Non si smette mai di fare arti marziali perché non si smette mai di imparare. Nessuno di noi dirà “io so fare questa cosa” ma dirà “io devo imparare a fare questa cosa”. Si impara anche dall’ultimo allievo.
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Articolo pubblicato su "XL Quindicinale per le Associazioni la Cultura e il Tempo libero" numero 4 del 25 febbraio 2010

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