esperienze comunicative nel bagaglio da viaggio di un aspirante storyteller
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lunedì 8 febbraio 2010

Flash Mob: nonsense virale

di Pasquale Giordano


Roma - Chiunque sia capitato dalle parti della Stazione Termini di Roma sabato 6 febbraio, mentre un centinaio di persone ballavano su musiche coreografate, deve aver pensato di trovarsi sul set di qualche film in stile musical. Invece si sbagliava, trattavasi di flash mob, un appuntamento virale per ridere e sentirsi tutti più liberi.

giovedì 28 gennaio 2010

Liberi di Fare Sport: be a fan!

di Pasquale Giordano
be a fan

"Elimina gli atteggiamenti pietistici nei confronti delle persone con disabilità intellettiva e osserva, AMMIRA le capacità (sportive e non) che possiedono. Diventa fan che è diverso dall'essere un semplice spettatore!"

Tivoli - Venerdì 22 gennaio alle Scuderie Estensi di Tivoli l’associazione Liberi di Fare Sport Tivoli e Special Olympics Team Lazio, con il patrocinio del Comune di Tivoli, hanno dato vita all’iniziativa Be a fan Special Olimpics Italia, che persegue l’obiettivo di promuovere ed educare alla conoscenza della disabilità, per evidenziarla come risorsa per la società.

Premiazione "Hercules Victor"

di Pasquale Giordano
Alfonso Marrazzo
Tivoli- Si è svolta il 15 Gennaio 2010 nel Cinema Teatro “Giuseppetti” di Tivoli la cerimonia di conferimento del premio “Hercules Victor 2009” agli atleti e alle associazioni sportive della città che abbiano raggiunto i più prestigiosi traguardi. Giunto alla seconda edizione, il premio è stato assegnato all’assistente CAN Alfonso Marrazzo(foto) (sezione arbitrale di Tivoli) e a Riccardo Pisani tecnico della quattrocentista italiana Libania Grenot.

mercoledì 27 gennaio 2010

Un viaggio più leggero

di Pasquale Giordano
Quattro amici (David Trueba)
"[...] Io, invece, cammino con i piedi troppo aperti, con passi disuguali, è il modo di camminare di chi non vuole arrivare nei posti dove è diretto." (Solo)

venerdì 1 gennaio 2010

Il lento incedere del tempo

di Pasquale Giordano
Wiener Philharmoniker
Ci sono delle tradizioni che fortunatamente resistono al lento incedere del tempo. Ci sono dei gesti, dei suoni, delle usanze che si ripetono tutti gli anni con quieta consuetudine, come dei punti fermi intorno ai quali girano le feste e i momenti più significativi di alcune ricorrenze.
Il Concerto di Capodanno di Vienna (Das Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker) è il tradizionale concerto della Filarmonica di Vienna che si tiene dal 1939 a Capodanno nella sala delle feste e nella Redoutensaal dell’Hofburg di Vienna.

venerdì 25 dicembre 2009

Il Football dei buoni sentimenti: it's christmas time!

di Pasquale Giordano
michael-oher-pictures (6)

Le feste natalizie sono per antonomasia le feste dei buoni sentimenti. Durante queste feste, vestito di rosso, nessuno vuol sentir parlare di storie con un triste finale. La storia che sto per raccontarvi è vecchia - nel senso che è successa qualche anno fa - e popolare negli USA dove hanno scritto un libro e girato un film. Il protagonista si chiama Michael Jerome Oher (Memphis, 28 maggio 1986) è un giocatore di football americano statunitense draftato dai Baltimore Ravens, gioca nel ruolo di Offensive tackle.

domenica 20 dicembre 2009

Invictus: Springboks al cinema

di Pasquale Giordano
Nelson Mandela, Jacobus Francois Pienaar
Capita, a volte, che un risultato sportivo travalichi i confini dell'ambito sportivo e si attesti in quello delle imprese significative.

Questa è una storia di vita e di rugby ed è proprio da qui che si parte. Corriamo con la mente a 14 anni fa, siamo in Sudafrica, è il 1995 e da qualche tempo la nazione sudafricana è in pieno periodo post apartheid. Al governo, dopo 46 anni, non c'è un boero ma un esponente dell'African National Congress: Nelson Mandela. Già Frederik Willem de Klerk, che governò fino al 1994, intraprese la via della riforma, liberando e chiamando al suo fianco il capo dell'ANC Nelson Mandela e smantellando l'intero sistema della segregazione razziale nel 1991; ma è solo con l'elezione di quest'ultimo alla carica di Presidente della Repubblica sudafricana che formalmente comincia il periodo di transizione. Il Sudafrica è abitato da diverse etnie che difficilmente riescono a dialogare tra loro. Ogni etnia ha la propria lingua e i propri riferimenti sportivi. Ad esempio i bafana bafana ("i nostri ragazzi" in lingua zulu)sono da sempre la trasposizione sportiva dei neri mentre gli springboks (dal nome di un'antilope) e il rugby in genere sono da sempre più seguiti dalla componente afrikaner.

mercoledì 18 novembre 2009

La questione acque nel 1905 a Tivoli

old library reading room


Tivoli - La questione “acqua” non è figlia dei nostri tempi ma si perde lontano nei libri di scuola. Senza dover compiere un viaggio lunghissimo, basta consultare Il Vecchio Aniene, settimanale per gli interessi tiburtini e regionali, stampato dal 1905 a Tivoli. La memoria storica è monca di alcuni passi a causa dei numeri mancanti, ma è possibile ricostruire la questione acque già dal febbraio (presumibilmente da prima, ecco uno dei primi tasselli mancanti) 1905 ha occupato buona parte del foglio tiburtino.
Scegliamo di proposito di cominciare a rivisitare la storia del ventesimo secolo tiburtino dalla lunghissima lettera che l’Ingegner Carlo Bassani fa pubblicare sul Vecchio Aniene ,in data 14 maggio 1905, e che  introduce con dovizia quella che il direttore del settimanale Roberto Bobbio fece titolare “La questione acque”. Da quel momento, ciclicamente, la questione si ripropone a tutti i tiburtini: “Trattasi degli interessi vitali di questa città; che per posizione, per clima, per ricchezze naturali, per la vicinanza di Roma, per le memorie antiche, per la fertilità della terra, per l’attiva bontà e naturale intelligenza degli abitanti e per le molteplici industrie di cui sarebbe capace, dovrebbe essere il bijou d’Italia e anche del mondo, il Tibur Superbum ed invece, malgrado gli sforzi di buona volontà è oggi ridotto a … [punteggiatura di C.B.].
La grande, disastrosa rotta del 1826 che rovinò mezzo Tivoli, tenendo sospesi gli opifici cittadini, indusse il Governo Pontificio alla […]allor colossale perforazione del Catillo (1835) […] ma ancora al formale riconoscimento sovrano degli antichi diritti degli utenti sulle acque derivate dall’Aniene (dalla Porta o Ponte di San Giovanni al loro ritorno nell’alveo naturale del fiume stesso); purchè venissero conservate le opere necessarie di difesa e di presa e mantenute le bellezze delle sue cascate, a cura e spesa di tutti gli utenti, di cui il principale il Comune di Tivoli”. Fu creato, quindi, un consorzio idraulico perché si occupasse della “questione acque”, il consorzio prese il nome di Consorzio Idraulico Rivarola in ossequio alla grande personalità del Rivarola che “tanto si prodigo per dar lustro a noi”.
Il consorzio funzionò validamente fino al 1870 quando: “[…] purtroppo la nuova êra italiana gli fu deleteria, come a tante altre cose!
Nel 1870 la direzione del consorzio passò dalle mani di un vice-prefetto a quelle del Sindaco che: “accentrò a sé tutte le funzioni in modo che […] l’ufficio consorziale si confuse con quello comunale. […] Gli utenti (opifici, ndr) si industriarono […] ad aumentare le loro portate, deviando il corso del fiume, senza rendere partecipe il comune […]. Soltanto allora tutti si svegliarono quando videro che le loro acque finivano col prendere la via di Frascati e coll’inondare Roma di luce ed energia a spese delle fabbriche cittadine.”
In sostanza i privati tiburtini, diretti beneficiari per diritto sovrano, cominciarono a reclamare l’usufrutto delle acque. Il Governo Pontificio fece lo stesso quando accertò che il Comune di Tivoli non provvedeva a far rispettare le leggi ne a riscuotere le tasse previste. Nacque un contenzioso tra il Comune e il Governo Pontificio. Grazie all’intervento del cav. Fabio Mastrangeli, sindaco di Tivoli, il comune riuscì a rivendicare i propri diritti sulle acque dell’Aniene che -secondo il regio decreto del 1865, entrato in vigore nel 1870 - erano di proprietà demaniale, riservandosi la possibilità di rifarsi sui privati che avevano costruito corsi d’acqua per uso privato (per lo più fabbriche e cartiere che funzionavano grazie all’energia idraulica).
Superato il primo ostacolo si riprese a litigare tra chi, tra il consorzio rappresentato dal Comune e il Governo Pontificio, avrebbe dovuto incassare i tributi dovuti ma mai riscossi. Il Governo Pontificio reclamava per se le concessioni pregresse che ammontavano all’incirca a 160.000 lire tra rinunce alle concessioni future e concessioni ancora pendenti e che non avrebbe smesso di far pesare. La rendita annuale di 36.000 lire era percepita dall’ingegner Carlo Bassani come un sopruso e un’usurpazione ai danni dei cittadini ai quali lancia un accorato appello affinché si stringano al Sindaco nella lotta. Addirittura si chiede: “[…] se il libero consenso degli utenti in ciò il Governo non l’avrà mai; vorra egli, quale governo liberale, presceglierà di ricorrere alla violenza?
Il Comune stabilisce che sulle nuove concessioni ha facoltà di richiedere “6 lire a cavallo” e pretendere “4 lire a cavallo” per le vecchie concessioni che fino a quel momento non avevano fruttato soldo.
Come detto siamo nel 1905 e Il consorzio Rivarola pur essendo “[…]un vero monumento di sapienza antica romana in questo genere, da cui tutti i consorzi, vecchi e nuovi, avrebbero da imparare”, ha bisogno di migliorie “per andare incontro ai tempi che cambiarono”. Si riscontra la necessità di dotare il consorzio di un nuovo regolamento che cominci col sostituire i termini “Gonfaloniere” con “Sindaco” e “Delegato delle acque” con “Comune”. Bisognerebbe aggiungere, opinione dell’ingegnere, all’usufrutto a vantaggio del comune, e quindi di tutti i tiburtini, anche le Cascatelle che non fanno parte del letto del fiume essendo acque derivate ma che permettono a diversi privati di muovere le pale idrauliche delle loro fabbriche senza pagare alcunché. È necessario istituire un ufficio che si occupi del consorzio, indipendente dal comune, in modo che questo non gravi sulla gestione della res pubblica. In sede di assemblea degli utenti, il consorzio dovrebbe possedere un decimo dei voti decisionali in modo che nessuno possa vantare pretese in futuro o possa agire spinto da interessi personali.
[continua…]

Pasquale Giordano

mercoledì 7 ottobre 2009

Scatto Matto

Corso di fotografia al Rocca Bruna da sabato 10 ottobre


(Giuseppe Usai)

Tivoli - Si svolgerà dal 10 ottobre 2009 presso la Club House della Tivoli Rugby (Centro Sportivo Rocca Bruna, Villa Adriana) il “Corso di fotografia” a cura dell’Associazione Culturale Fotografica Scatto Matto.
Il corso sarà articolato in 10 lezioni - 8 teoriche, 2 pratiche - e permetterà ai neofiti di apprendere le nozioni basilari dell’arte della fotografia. Il primo incontro permetterà a tutti di capire il funzionamento e le caratteristiche della Reflex, analizzando i componenti della macchina fotografica, per sfruttarne al meglio le potenzialità. Verrà, negli incontri successivi, spiegata la composizione fotografica ovvero come rendere interessante una foto normale. Si imparerà a gestire e a sfruttare la luce compiendo le scelte migliori per immortalare il soggetto dalla prospettiva di migliore. Verranno insegnate le tecniche per consentire una corretta gestione della profondità di campo analizzando i più importanti fattori che incidono ovvero la lunghezza focale, la distanza del soggetto, l'impostazione del diaframma della fotocamera. Infine sarà possibile imparare come acquisire una fotografia sul PC utilizzando i principali software di fotoritocco. Due lezioni saranno invece tenute sul campo, sarà possibile mettere in pratica le nozioni imparate cimentandosi con scatti che avranno soggetti diversi quali paesaggi, ritratti, soggetti in movimento. Il costo del corso è di 25 euro e possono prendervi parte tutti gli amanti della fotografia indipendentemente dalla loro età.
Scatto Matto è una associazione culturale fotografica no-profit con sede a Tivoli, nata nel marzo del 2008 da un’idea di tre appassionati fotografi: Giuseppe, Piergiorgio e Vincenzo.
Sin dalla nascita l’obbiettivo principale è quello di avvicinare ed unire il maggior numero di persone al mondo della fotografia e di sviluppare, attraverso la condivisione, l’amore per quella che rappresenta una tra le più complesse, articolate e multiformi arti figurative contemporanee.
L’associazione dispone di un portale internet, consultabile all’indirizzo associazionescattomatto.com, navigando è possibile leggere gli articoli d’approfondimento sul mondo della fotografia a cura degli stessi associati. Vi è anche un forum in cui vengono inserite, divise per categoria d’interesse, le fotografie degli iscritti. Si possono apprezzare le fotografie e si può assistere ad interessanti dibattiti tra gli utenti del forum che commentano e criticano in maniera costruttiva le opere degli altri. Tanta passione per questa forma d’arte che riesce a trasmettere emozioni come fosse la pittura o la musica.

Pasquale Giordano

mercoledì 26 agosto 2009

Mi chiamano Radio


(Cuba Gooding Jr in una scena del film "Radio")
C’è un ragazzo nel South Carolina. È un ragazzo mite, di colore. Ha 63 anni circa ed è uno dei coach della difesa del Hannah Yellow Jackets football team. Il suo nome è Robert James Kennedy ma tutti lo chiamano Radio, io voglio raccontarvi la sua storia.


Radio è nato il 14 ottobe del 1946 a Anderson, South Carolina. Non è dato sapere quale ritardo mentale abbia. Radio è un po’ più lento rispetto agli altri. Uso la forma un po più lento rispetto agli altri perché è una citazione del film che mi ha fatto scoprire la vita di questo signore.


Ecco una breve recensione
Il Messaggero



"Se cercate un film in cui non esplodono bombe ma emozioni, non si infligge dolore ma si guarisce, e se volete assistere a una storia americana popolata da gente semplice, dai volti bellissimi, che prende decisioni complesse in nome della tolleranza, correte a vedere 'Mi chiamano Radio' di Mike Tollin, grande dramma sociale dai contorni sportivi in cui si racconta l'incredibile storia vera di James 'Radio' Kennedy (Cuba Gooding Jr.). (...) Poteva essere un film ricattatorio e invece 'Mi chiamano Radio' è sincero. Poteva concentrarsi sul portatore d'handicap come 'Forrest Gump', e invece scandaglia più le angosce del sano Jones e di tutti quelli che entrano in contatto con 'Radio'. Poteva portare i due protagonisti verso la retorica e invece non si sa chi dei due sia più naturale. Infine, poteva ricordarci che si trattava di una storia vera attraverso una didascalia finale. Invece Tollin fa vedere il vero 'Radio' e il vero Coach Jones abbracciarsi dopo che l'hanno fatto i suoi attori. Eppure continui a credere al film. Chi non si commuove è perduto"
(Francesco Alò, 14 maggio 2004)

Navigando su internet, alla ricerca di informazioni sulla vita di Radio, ho trovato diverse interviste rilasciate all'indomani dell'uscita del film(2003). Qualche dichiarazione è stata rilasciata al settimanale statunitense Sport Illustrated, altre al quotidiano locale Independent Mail, altre ancora sono dichiarazioni ufficiali immesse nel circuito della comunicazione dall’Ufficio Stampa della Sony Pictures e ospitate ancora oggi nella Newsroom del sito.
Ecco a voi un’immaginaria intervista dove la linea temporale viene sconvolta. Conosco le risposte prima di porre le domande. Proprio come i giornalisti del 2009.


(James Robert Kennedy - Coach Harold Jones)


Quanto di vero c’è nel film?


Robert James Kennedy esiste davvero. La storia, nel film, è incentrata a cavallo tra il 1976 e il 1977. Abbiamo dovuto scegliere un lasso di tempo che ci permettesse di raccontare bene quello che in 4 decadi è successo. In realtà il primo contatto tra coach Harold Jones e Radio è avvenuto nel 1964. Naturalmente nel film siamo stati vaghi e la storia è poco legata al nesso temporale. Radio è tutt’oggi una pezzo importante della storia di quella piccola cittadina e soprattutto del locale Liceo. Il film non vuole essere una biografia di Radio ma raccontare il legame che si è creato nel tempo tra il coach Jones e Radio, tra due uomini diversi ma legati da un umanità molto forte.


Chi ha dato il soprannome Radio a RJK?


I cittadini di Anderson per via della passione che RJK ha sempre avuto per questo strumento. Agli inizi degli anni 60 Radio girava per le vie del paese spingendo un carrello e ascoltando una radiolina. Da quando si sono conosciuti, per ogni natale o compleanno, il coach James regala sempre una radio a James.


Ma non è solo una storia di buoni sentimenti. È davvero successo che i ragazzi del liceo facessero scherzi di pessimo gusto a Radio?


Non è accaduto che i ragazzi rinchiudessero James dentro al deposito del campo di football come succede nel film, ma gliene hanno combinate di peggio. Come quando, dopo aver abbassato i suoi pantaloni, hanno versato sui suoi glutei e le sue gambe diluente per vernici provocandogli delle abrasioni serie. O come quando lo hanno costretto ad attivare l'allarme anti incendio senza alcun motivo facendolo arrestare per procurato allarme.


Ma qual è il problema che affligge Radio?

Ancora adesso non lo si sa con certezza. Dello stesso problema soffrono anche il padre e il fratello di due anni più giovane. Cool Rock (il fratello minore) non riesce ancora a farsi capire quando parla. Lui però non ha mai ricevuto amore e affetto da un'intero liceo per più di 40 anni, forse è questa la differenza fondamentale.



Nel film c'è una scena in cui il coach Jones confessa alla figlia di aver assistito alla segregazione di un bimbo. Corrisponde al vero?


Si. Non si capisce bene perché il coach Jones faccia tutto questo per Radio finchè, lo stesso coach, non confessa alla figlia di aver visto, a 12 anni consegnava i giornali, un ragazzino tenuto rinchiuso in una casa in mezzo al bosco perché aveva un ritardo psichico. Lui si rimprovera del fatto che pur essendo passato davanti a quel ragazzo per due anni di fila non ha mai fatto nulla per aiutarlo. Forse è questo che ha spinto il coach, qualche anno dopo, ad accogliere in squadra Radio.


Nel "making of", presente nel dvd del film, il regista Michael Tollin e lo sceneggiatore Mike Rich raccontano di aver dovuto faticare molto per capire il motivo del comportamento del coach. Lui non aveva mai detto a nessuno dell'incontro con quel ragazzo e nella narrazione del film hanno dovuto inserire la scena della confessione per non spingere gli spettatori a pensare che il coach Jones fosse mosso da pietà verso Radio.


Sempre nell'articolo di Sport Illustrated, l'assistente allenatore Honeycutt racconta: Radio sarebbe morto giovanissimo, se non avesse ricevuto l'aiuto di mr Jones. È stato l'allenatore Jones a portare Radio dal medico ogni anno, a modificare la sua dieta quando la pressione arteriosa e il colesterolo stavano superando il giusto, a pagare le sue fatture mediche e le sue cure odontoiatriche. Nel 1974 il capo allenatore decise che Radio non poteva partire con la squadra per una trasferta a Northwestern High. Quella partita fu l'unica sconfitta della stagione e da quel momento Radio assistette a tutte le partite. Per la cronaca i jackets arrivarono in finale.




Nella finzione del film quando muore la madre Radio divelte casa sua. Ha scatti d'ira frequenti?


In realtà la madre è morta nell'agosto del 1994 e non nel 1977. Radio in quell'occasione fece solo due buchi al muro per la disperazione e non divelse la casa. Per fortuna suo fratello maggiore e sua moglie si trasferirono da lui e se ne presero cura. Il resto lo fecero coach Jones e il liceo Hannah.


È vero che il coach decise di smettere di allenare nel 1977 per poter passare più tempo con la famiglia?


È una forzatura del film per dare più risalto all'impatto che ebbe Radio nella vita dei protagonisti. In realtà fino al 1998 Jones ha continuato ad allenare e quando nel 1998, l'allora capo allenatore, Mike Sams gli chiese di dimettersi lui tenne duro e non si dimise. Posso dire con certezza che lui non avrebbe mai smesso di allenare, è stato licenziato.


Nel film Radio è interpretato da Cuba Gooding Jr. Ecco le sue dichiarazioni:


Quest'uomo (RJK, nda) ha energia in abbondanza ma è un'energia pulita, diversa da quella che ho dovuto mostrare nel film Jerry Maguire (quell'interpretazione gli valse l'oscar, nda). James in maniera molto semplice dimostra la gioia di vivere la vita giorno per giorno, contagiando tutti con la sua felicità. È stato un piacere interpretarlo e anzi, non vedevo l'ora di calarmi nei suoi panni.


Da dove ha tratto ispirazione Michael Tollin per fare un film su JRK?


Durante una vacanza di sci ad Aspen (Colorado) nel 1996, il regista/produttore Michael Tollin lesse un'articolo di Gary Smith pubblicato su "Sports Illustrated" e intitolato "Someone to Lean On". Fu lo spunto che lo ispirò per ottenere i diritti e cominciare a lavorare su come ottenere una versione cinematografica della vita di Radio. Forse ad incoraggiarlo ancor di più contribuì il precedente lavoro di qualche anno prima. Nel 1990, Michael Tollin ha guidato un gruppo di 12 olimpionici speciali (il contrario di normal people in inglese è special people, nda) per un viaggio sul monte Kilimanjaro. Durante quella spedizione ha capito il potenziale notevole di queste persone speciali. Tollin, appassionato di sport, è stato anche nominato per un Academy Award per il suo documentario Hank Aaron: Chasing the Dream, per il quale ha vinto un Peabody Award.


(Statua dedicata a Radio nel cortile del liceo Hannah, Anderson, South Carolina)


It doesn't matter how bad your day is going, he comes up and gives you a hug and says 'I love you' and the bad day is washed away. - Allison Boozer, 2002 (Teacher of Special Education, T.L. Hanna High School)



lunedì 27 luglio 2009

Tivoli versus Edimburgo



Gli organizzatori del TRF si ispirano al Fringe Festival di Edimburgo

L’innovazione principale dell’ultima edizione del Tivoli Rock è stata ideata sull’esempio del Fringe Festival di Edimburgo (Scozia)capostipite dal 1947 dei festival itineranti. Nella seconda metà di agosto la capitale scozzese viene invasa da circa diciottomila artisti provenienti da tutto il mondo che si esibiscono in più di duemila spettacoli sparsi in ogni angolo della città. Quattro anni fa, tra i tanti, anche dei giovani musicisti tiburtini si sono esibiti in una piazza di Edimburgo: “Eravamo a conoscenza di questo festival già da molti anni e nel 2005 ci siamo decisi a partecipare.” Il nome del loro gruppo è VZ69 e noi abbiamo avuto la possibilità di parlare con uno di loro, Francesco Carlucci, che non a caso compare tra i crediti del sito ufficiale del Tivoli Rock alla voce Coordinamento gruppi itinerario musicale: “A noi è venuto spontaneo pensare di voler creare qualcosa di simile anche a Tivoli. La nostra città è bellissima e offre ai turisti l’occasione di unire la musica all’arte in ogni angolo della città. Lo abbiamo proposto a Raimondo (Luciani nda) e lui si è dimostrato da subito ben disposto nei nostri confronti. La realizzazione di questo progetto la dobbiamo a lui e al supporto economico che gli esercenti tiburtini hanno deciso di concederci.” Sei band hanno proposto i loro pezzi e qualche cover in sei diversi punti della nostra città: Francesco De Blasio Trio piazza Santa Croce; Il branco largo Cesare Battisti; Psycho Papers via della Missione, Lorenoir piazza Campitelli, Undertrain piazza delle Erbe, Intimation of Kaos piazza Rivarola. “Sono quasi tutti gruppi di Tivoli ad eccezione di Francesco De Blasio e del suo trio. Successivamente alla creazione del cartellone degli eventi siamo stati contattati da moltissimi gruppi che volevano esibirsi nelle piazze di Tivoli. Speriamo che il prossimo anno si possa bissare l’evento e anzi che si possa ingrandire avendo più spazi a disposizione. Magari qualcuno di questi potrebbe essere destinato ai gruppi provenienti dall’estero."


(Francesco De Blasio Trio)

Pasquale Giordano

Terza Edizione Tivoli Rock Festival




Rockeggiando al cospetto della Rocca Pia

Si è conclusa domenica 26 luglio la terza edizione del festival Tivoli Rock. Cominciato sabato 18 luglio con l’inaugurazione, alle Scuderie Estensi di Tivoli della mostra fotografica curata da Guido Bellachioma, giornalista, critico musicale, nonché direttore artistico del Tivoli Rock insieme a Raimondo Luciani.

Spazio alla musica da giovedì. A salire per primi sul palco sono i Pepperland, cover band dei Beatles, che riportano di 40 anni indietro tutti gli spettatori. Apice dell’esibizione sulle note degli ultimi pezzi in scaletta, All you need is love e la meravigliosa Hey Jude cantate da tutti, coinvolgendo anche i più giovani tra i presenti.

Meravigliosa accoppiata di chitarristi venerdì 24 luglio. Vinnie Moore (eclettico chitarrista degli UFO) e Kee Marcello (storico chitarrista di Europe, Easy Action e K2) hanno fatto rockeggiare i tantissimi appassionati del genere heavy accorsi nella splendida cornice dell’Anfiteatro di Bleso. I due, nel finale, hanno regalato un inedito ma apprezzabile duetto rivisitando successi del passato come ad esempio No woman no cry di Bob Marley.

Sabato 25 è la volta di Robben Ford che guida tutto il pubblico in un viaggio verso il cuore del blues. Chitarra solista, basso, batteria, timbro vocale blues e può cominciare la serata. Riconosciuto come uno dei migliori chitarristi mondiali da alla sua musica una forte impronta rock-blues contaminata da diversi generi musicali, un cuore blues con ramificazioni swing, funky e fusion.

Il festival si è chiuso domenica 26 luglio con il concerto di Steve Hackett, il leggendario chitarrista dei Genesis. Considerato uno dei musicisti più innovativi sulla scena britannica, Steve Hackett è uno degli artisti più completi del panorama musicale internazionale sia per musicalità che creatività. Durante la serata Steve Hackett, con la sua electric band, ha presentato un itinerario affascinante attraverso aree musicali diverse, che ripercorre la storia di questo straordinario artista dal periodo con i Genesis ad oggi.


Raimondo Luciani, direttore artistico del Tivoli Rock e presidente dell’Associazione Culturale Immagini e Note Anche quest'anno Tivoli Rock si è confermato un evento all'altezza delle migliori aspettative. Merito di tutti quelli che ci hanno aiutato con determinazione, amore e pazienza a realizzarlo. Ringrazio di cuore tutti, l'Amministrazione Comunale di Tivoli, la Provincia di Roma, la Regione Lazio, gli sponsor e tutti gli amici che hanno collaborato. Ringrazio ovviamente anche il pubblico e i musicisti. Ognuno è importante, nessuno avrebbe senso senza l'altro, e tutti insieme, nella splendida scenografia che l'Anfiteatro di Bleso e la Rocca Pia ci regalano, riusciamo a creare e a vivere una situazione che è a dir poco magica ed emozionante. Mi auguro che sempre più persone sentano come proprio questo evento e ci aiutino a crescere anno dopo anno come abbiamo fatto finora. Grazie di cuore a tutti.

Rimane ancora senza risposte ufficiali la domanda che serpeggiava domenica sera tra la folla: Ma il bassista, sotto la gonna, indossava le mutande?



Pasquale Giordano

martedì 7 luglio 2009

Coma idillico

Tivoli, 28 giugno 2009



Venerdì 26 e sabato 27 giugno, nell’ambito della terza edizione del “Festival Internazionale di Villa Adriana”, è stato portato in scena lo spettacolo Coma Idyllique. Prima nazionale per lo spettacolo d’esordio della compagnia Hors Pistes formata da 6 artisti tutti usciti dalla CNAC prestigiosa Scuola Nazionale di Circo di Châlons-en- Champagne.
Porté acrobatici, manipolazione d’oggetti, pertica cinese, bascula, insieme a tanta musica e danza, per narrare, secondo lo stile del Nouveau Cirque che unisce la spettacolarità al racconto, la storia di una famiglia dagli anni settanta ad oggi con il commento fuori campo di uno strampalato musicista rock e le divertenti peripezie di sei acrobati supervitaminizzati. Un viaggio in cui il circo, recitazione, musica e danza si uniscono per rendere un omaggio emozionante alla complessità del nostro vero mondo. Olivier Boyer, Vincent Gomez, Stéphane Guillemin, Matthieu Levasseur, Fred Micklet, David Soubies trascinano il pubblico in frammenti di vita dove prende forma tutta l’ambiguità dei ricordi. Ricordi di prima e dopo la nascita, ricomposti a partire da spezzoni di film dai colori d’altri tempi, da racconti di famiglia deformati a forza d’essere raccontati, da quello che comprendiamo quando abbiamo cinque, dodici e vent’anni.
Alla fine in effetti sembra un po’ il circo. Soprattutto se si dimentica per un attimo l’immagine del circo tradizionale e poi, la famiglia e il circo, si sa, è una lunga storia. C’è tutto questo nello spettacolo e senz’altro anche di più perché lo sfasamento, l’energia incredibile dei suoi interpreti e l’universo che riescono a creare parlano a tutti.

Giochi di luce, acrobati e le loro acrobazie, è una soundtrack decisamente stimolante rendono questo spettacolo, decisamente fuori dal comune, piacevole e stimolante.
Standing ovation alla fine durata più di 5 minuti. Loro devono esserci abituati a giudicare dal portamento sulla scena nel ricevere gli applausi.

Vincent Gomez regista teatrale (anche circense e funambolico) : Lo spettacolo è nato dall'incontro di 5 ragazzi con ognuno una storia alle spalle. Il vissuto di ogni componente è stato portato sulla scena questa sera. Ho cominciato a lavorarci due anni fa e questa sera è la prima volta che noi portiamo il nostro spettacolo in Italia. Ho voluto spiegare al pubblico che cosa è possibile fare con il circo, far capire le possibilità narrative del circo. Così ho incentrato la storia su questa persona che narrando a tempo di musica rock ti porta a fare un viaggio nella storia di una famiglia come molte altre. Si gioca con lo spettacolo del circo, con la manipolazione di oggetti, con delle tecniche precise dell'arte circense.

Qual è il fine che volete raggiungere?

Giocare con la storia della famiglia, fare spettacolo in maniera appassionata, in modo da portare tutte le persone che assistono in un sogno, facendo in modo che si godano 1 ora di intrattenimento.

L’ambientazione del festival internazionale aiuta

Ah le Festival! Il festival è meraviglioso. Un posto come questo è la migliore scenografia per qualsiasi spettacolo, le rovine di un mondo lontano rendono lo spettacolo ancora più magico. La programmazione è molto interessante, e per noi esibirci davanti a questo pubblico è come stare in Francia. Abbiamo viaggiato fin qua per portare questo nostro show, e venire a rappresentarlo in questo luogo magico è stato un onore, mi auguro che vi siate divertiti ad assistere al nostro show.

Pasquale Giordano


per info e contatti : Hors Pistes (site en course de réalisation)

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venerdì 3 luglio 2009

Danza Arte e Fantasia

Tivoli 28 giugno 2009



L’associazione culturale FDM Art and Movement School ha presentato presso le Scuderie Estensi di Tivoli, sabato 27 e domenica 28 giugno 2009, la seconda edizione della mostra “Danza Arte e Fantasia”. Sono state esposte le opere di Claudia Cecconi, Anna Rita Di Marco, Enrico Celentano, Patrizio De Magistris, Walter Necci, Marco Recchia, tutti quanti facenti parte dell’associazione “i 100 pittori di via Margutta”. Nel corso della mostra, dedicata alla danza in relazione con altre forme artistiche, le danzatrici (Giulia, Irene, Federica, Noemi, Francesca, Eleonora, Elena) hanno offerto un saggio della loro bravura portando in scena le coreografie, ispirate alle diverse epoche storiche, di Fiorella Martini, Andrea Cagnetti, Claudia Celi. Hanno danzato sulle musiche rinascimentali del 500 e sulle note della Carmen di Georges Bizet, riproposto il balletto di repertorio “Esmeralda” e chiuso le esibizioni con una meravigliosa coreografia, sulla canzone “O’ sole mio”, interpretata da Fiorella Martini e Paolo Latisa. Intermezzi poetici tra un’esibizione e l’altra, sono stati declamati alcuni componimenti poetici vincitori del concorso interno mentre la brava Irene Giorgi ha interpretato una poesia di Simona Carando, insegnante dell’Accademia di danza. Toccante la danza per tradurre con il movimento il canto 29 (Purgatorio) della Divina Commedia.
Fiorella Martini, direttrice artistica e coreografa della compagnia di danza Art and Movement School di Collefiorito di Guidonia, organizzatrice dell’evento: “Nel corso di una festa a Guidonia ho visto un volantino con un dipinto di Anna Rita Di Marco. Amando la danza da sempre mi sono riproposta di voler organizzare un evento che coinvolgesse non solo la danza ma anche la pittura. Così il 1 marzo 2009, nelle sale della nostra scuola, ha visto la luce la prima edizione di “Danza Arte e Fantasia”. In occasione della seconda edizione ai quadri abbiamo pensato di affiancare degli scritti. Per esempio qualche aneddoto sulla danza e la moda, uno studio sul ruolo della danza intesa come adorazione di Dio nella Bibbia. Sono riuscita a coinvolgere le mie allieve in un concorso interno di poesie che ha permesso loro di esprimere con altre forme la loro passione per l’arte. Il tocco di realismo lo regalano gli abiti della sartoria Bolero che riproducono le vesti delle donne dal 500 fino all’800, consentendoci di ammirare come si sono evoluti i costumi e la cultura della danza nella nostra terra.”

Pasquale Giordano

mercoledì 17 giugno 2009

Intervista al vincitore del XXIV edizione del Festival delle Cerase

Palombara Sabina, 6 giugno 2009



Sabato 6 Giugno 2009 presso il Cinema Nuovo Teatro di Palombara Sabina (RM) si è svolta la serata conclusiva del Festival delle Cerase.
Vincitore della XXIV edizione, del più antico festival dedicato esclusivamente alla produzione nazionale, è stato Giulio Manfredonia con il film “Si può fare” :
E’ una sensazione bellissima. Non è la prima volta che vengo ma è la prima volta che vengo a concorrere. Sarà perché abbiamo vinto ma mi è sembrata una bellissima serata. Un magnifico mix tra una serata informale, leggera e divertente, e una importante dove si tratta la cultura ma lo si fa con semplicità. Così come è il cinema che mi piace vedere.
Un’impressione del cinema italiano da addetto ai lavori
In questi anni è venuto fuori un potenziale di tante persone che lavorano nel cinema e che hanno delle cose da dire delle cose da raccontare. Sul fronte invece delle parte industriale e organizzativa ci sarebbe tanto da fare. Siamo una nicchia, che lavora per far ritornare il cinema a quello che era prima ovvero un grande fenomeno popolare. Per far questo, secondo me, serve un intervento più strutturale, di tipo politico.
Che cosa chiederebbe ad un politico?
Noi abbiamo avuto qualche volta dei colloqui con i politici e abbiamo tentato insieme di scrivere una nuova legge sul cinema. Bisognerebbe obbligare le persone che traggono vantaggio dal cinema a investire nel cinema stesso. Normale in tanti paesi del mondo ma non in Italia. Quindi bisognerebbe che le televisioni generaliste ma anche le televisioni satellitari, chi sfrutta il cinema nelle fasi successive come l’industria della distribuzione home-video o le compagnie di telefonia mobile che riescono ad avere grandi introiti sfruttando i contenuti dei film e del cinema, investissero nei progetti dei registi italiani. Questo in parte si sta tentando di fare, a tal proposito aspettiamo i regolamenti attuativi del Tax Credit (si tratta di agevolazioni che prevedono interventi di crediti di imposta, il cosiddetto tax credit, ma anche di detassazione degli utili reinvestiti, il cosiddetto tax shelter, nda), in modo da allargare il numero degli interlocutori incentivando i produttori indipendenti a investire nel cinema.

Pasquale Giordano



giovedì 21 maggio 2009

Un pomeriggio con la poesia di Osiride Pozzilli

Tivoli, 20 maggio 2009
In occasione della presentazione della terza edizione di Vento di tramontana, svoltasi il giorno 20 maggio 2009 presso le Scuderie Estensi di Tivoli, il maestro Osiride Pozzilli ha rilasciato un intervista microfoni di Tivotv

Che cosa è per Lei il “Vento di tramontana”? Perché se lo figura come vento gelido del Nord?

Il vento di tramontana è un vento certamente gelido ma è un vento che fa pulizia, spazza il cielo da tutte le impurità, dal polline in questo periodo che gira e che fa male, dallo smog. Non è il vento di scirocco notoriamente caldo, afoso, appiccicoso ma un vento che porta pulizia.

In "Passeggiando per Roma", attraverso i suoi versi, si palesa l’allontanarsi della politica dal “barbone”, da chi dovrebbe ricevere concretamente aiuto dalla Politica. Quando la politica ha smesso di interessarsi attivamente ai problemi della gente?

La politica non può smettere di interessarsi delle persone. Il problema è di come si interessa alle persone quindi se la politica fa diventare le persone soggetti attivi, che partecipano alla politica e alla sua evoluzione perché la politica è la scienza del possibile, l’essenza della democrazia.
In quella poesia che lei ha citato in un ambiente impegnato, come era quello che ho frequentato io in cui sono stato un dirigente, purtroppo spesso si pensava che le persone da tutelare fossero solo  gli attivi, i lavoratori e si pensava un po’ meno agli emarginati. Oggi è diverso, forse c’è maggiore consapevolezza anche delle forze sociali. Coloro che sono emarginati non hanno rappresentanza politica e allora senza di loro dico in quella poesia non si può fare la rivoluzione e per rivoluzione intendo non si può cambiare il mondo. Senza le persone che sono emarginate, che soffrono perché non hanno lavoro perché non hanno da mangiare, senza quelle persone, senza l’interesse di quelle persone senza che quelli diventino attivi non si può cambiare il mondo. Io lo invito ad alzarsi (
il barbone, nda) e gli dico. "la rivoluzione senza di te non si può fare" proprio per dare questo significato alle cose. È compito della politica dare voce e interpretare le parole di coloro che sono emarginati. La politica deve farli partecipare, dare la possibilità anche all’ultimo. Per chi crede, anche per l’ultimo, c’è il regno dei cieli. Io dico anche per l’ultimo ci deve essere la partecipazione alla democrazia, alla politica. Senza loro c’è solamente una politica che spesso prevale ai tempi di oggi, politica rappresentativa delle corporazioni delle persone più forti, di coloro che la usano per interessi e fini proprî. Spesso, purtroppo, la politica ha consenso anche facendo questo. Nel nostro paese ne abbiamo un esempio lampante.

La sua è una poesia impegnata politicamente ma si pone in maniera critica nei confronti del potere politico. Come è possibile conciliare la poesia o l’arte in genere con la denuncia alla politica, con l’impegno politico?

Ti ricordi Sarina (
Aletta, attrice intervenuta per declamare le poesie del maestro, nda) di quell’incontro che facemmo a Modena dove un giovane come lui mi chiese: “Ma come fai a conciliare il fatto che tu sei un sindacalista con le cose che scrivi. Cose che aspirano all’Utopia, ai grandi ideali?" Gli risposi: “Io, ogni mattina, quando ero impegnato politicamente ma pure adesso  che mi dedico alla poesia alla pittura e che quindi sono impegnato dal punto di vista artistico, mi pongo questa domanda : Come faccio a rappresentare le mie idee, i miei ideali, le mie utopie nella vita quotidiana? La risposta spesso non me la so dare. Non me la do perché so che è molto difficile far coincidere le cose che io vorrei, quello che io penso, le grandi mie utopie con la vita quotidiana. Però se riesco a far piccoli passi per avvicinarmi a quelle utopie, a quelle idealità, alla sera quando è finita la giornata dico a me stesso che va bene, che qualche cosa ho fatto. Ma la risposta è difficile, mi pongo la stessa domanda anch’io tutte le mattine.

La poesia, come l’arte, impegnata politicamente si risolve poi per essere esercizio intellettuale di una ristretta cerchia di uomini che praticano la politica e non una fonte cui tutti possano attingere, eppure la nostra costituzione...

Viviamo in un paese democratico, con alla base una Costituzione che è nata da grandi filoni di pensiero: pensiero cattolico, pensiero comunista, pensiero socialista, pensiero liberale ma anche dallo stesso pensiero monarchico-liberale. Una tra le costituzioni più avanzate del mondo eppure spesso non si tiene conto di quei grandi valori ideali e principi che la costituzione repubblicana ha nel suo dettato, non si tiene conto dei bisogni di chi vorrebbe avvicinarsi alla politica.


In "Bambini" Lei tratta il problema dell’infanzia mancata. Nel raccontare i bambini di Marrakech quanto ha influito la sua infanzia nel secondo dopoguerra?

Da questo punto di vista sono stato un giovane molto fortunato sotto certi aspetti. Vivevo in campagna, con i miei nonni che facevano i contadini, per cui non ho mai sofferto la fame. Ho vissuto discretamente la mia infanzia, ma ho constatato girando il mondo e l’Italia che in molte zone l’infanzia purtroppo è maltrattata. Anziché pensare all’infanzia come al nostro futuro si pensa all’infanzia quasi come a un fastidio. È cronaca di oggi (
20 maggio 2009, nda): un bambino buttato dal balcone. Come si fa ad uccidere un bambino? Come si fa ad uccidere qualsiasi essere umano, ma un bambino?
I bambini dovrebbero giocare, studiare, vivere un mondo diverso da quello in cui viviamo. È compito nostro, che non siamo più bambini, che dovremmo cercare di non far vivere ai bambini queste cose tragiche.


Nelle sue poesie ricorre spesso il riferimento alla natura e all’ambiente. È mestiere del poeta decantarne la maestosità o è la preoccupazione dell’uomo che attende che la natura si riprenda ciò che le è stato tolto?

Il rapporto che ho con la natura è quindi tra me uomo e la natura universo. Non è il mestiere del poeta, è problema dell’uomo. Se l’uomo entra in conflitto con la natura, questa prima o poi vincerà sull’uomo stesso perché più forte. Non vince l’uomo, vince la natura. Lo abbiamo visto in mille occasioni. Se si dovesse andare avanti con la deforestazione si avrebbero le città più inquinate, problemi con il buco dell’ozono. Se non ci si ferma, se non si impone uno stop a questo sviluppo aggressivo e sfrenato con al centro non il benessere dell’uomo ma l’arricchimento, è chiaro che la natura si ribellerà e si vendicherà sull’uomo. La natura non è solo il mondo, è l’universo. Il nostro mondo è destinato ad implodere se continuiamo così. Diventeremo un granello di sabbia sparso per l’universo. 

Quale tra queste definizioni la identifica meglio: pittore, sindacalista, politico, giornalista, poeta?

Sarina (
Aletta, nda) nelle sue osservazioni sul mio modo di fare arte afferma che "non scrivo le poesie tanto per scriverle, non dipingo tanto per dipingere, ci devono essere dei fatti che mi suscitano emozioni e chemi spingono ad esprirmi in questo modo" . Il mio compito è quindi traslare queste mie emozioni in qualcosa che può essere una poesia un dipinto o qualsiasi altra cosa in grado di riequilibrarmi. Non sento mia una definizione più di un’altra.

Dove trae ispirazione e forza per produrre la sua arte?

Nella grande indignazione che io provo sempre quando vedo le ingiustizie. Quando vedo le cose che non vanno. Quando vedo la prepotenza di chi è al potere usata contro chi non ha potere. Quando vedo chi fa il forte con i deboli e debole con i forti.

Il narratore è in contatto con la storia, con l’attualità, con la vita sociale più del poeta che ha un lavoro più segreto, appartato. Lei si sente più narratore, quindi più inserito nella vita sociale, o un poeta, che osserva da lontano lo scorrere della vita?

Non mi sento narratore né poeta. Sono un uomo che vive in un determinato periodo della storia dell’umanità con tutte le contraddizioni che possono esserci in questo contesto ma con alcune sensibilità che sono mie. Mi sento un granello di sabbia in un universo immenso.

Riusciremo mai a cambiare questo mondo?

Non bisogna mai perdere la speranza di cambiare il mondo, in meglio naturalmente perché c’è chi lo vorrebbe cambiare in peggio. Il cambiamento in sé non ha un significato positivo, bisogna far sì che tutti gli uomini siano uguali a prescindere dal colore della loro pelle, dalla loro condizione sociale, dall’essere anziani o dall’essere bambini, dall’essere giovani, dall’essere scattanti dall’essere diversamente abili. Gli uomini devono essere considerati tutti alla stessa stregua, avere gli stessi diritti e gli stessi doveri. Questo è il mondo che non c’è ma che vorremmo costruire. Dopo averlo costruito lo possiamo chiamare cristianesimo, buddismo, comunismo, socialismo, anarchismo. Le etichette servono a poco, i principi no, i principi sono fondanti. Aggiungo infine che non vorrei continuare a vedere di un uomo che sfrutta un altro uomo. Serve rispetto tra gli uomini.


Pasquale Giordano


Osiride Pozzilli, nato a Tivoli (Roma) l’8 settembre del 1944.

Impegnato fin da giovane, in attività politica e sociale ha ricoperto vari ruoli nella FGCI, nel PCI e nella CGIL a vari livelli, da quelli locali a quelli nazionali.
Giornalista pubblicista ha fondato e diretto nel corso degli anni due periodici: Roma Est e Romanziana.
Ha pubblicato quattro raccolte di poesie: Ieri e oggi (Corsi Editore di Torino 1982) Gabbiano (cultura Duemila editore di Ragusa), Il camino della storia (Libro Italiano editore di Ragusa), Vento di tramontana (Veligraf Editrice di Roma).
Le sue poesie sono state musicate per la rappresentazione di opere liriche e canzoni.
Ha esposto con Personali in varie città italiane ed ha partecipato con riconoscimenti a mostre collettive e concorsi nazionali.
Ha realizzato anche opere scultoree moderne.




Ringrazio Antonio Giordano per il prezioso apporto autorale.

sabato 16 maggio 2009

Scontri tra tifosi su A1 un morto

Locandina presentazione libro



Rassegna stampa del giorno 11 novembre 2007 : 

In cauda venenum:
 "Dalla parte della polizia anche oggi"
di Michele Brambilla
 Con tutta la pietà per il tifoso della Lazio ucciso, e con tutto lo sconcerto per il gravissimo comportamento del poliziotto che ha sparato, non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà e non vedere quale sia, nella demenziale giornata di ieri, il fatto più inquietante per il Paese. È la colossale caccia al poliziotto che si è scatenata in tutta Italia; gli assalti ai commissariati; gli incidenti su campi di calcio che nulla avevano a che fare con quanto accaduto; le partite rinviate o sospese per l’infame ricatto dei cosiddetti «ultrà», lupi che per un giorno hanno preteso di vestire i panni dell’agnello.
Ricapitoliamo i fatti. Ieri mattina, a un autogrill nei pressi di Arezzo, la polizia è intervenuta per sedare una rissa tra automobilisti. Intervento improvvido, anzi maldestro, anzi gravemente colpevole, possiamo anche usare il termine «assassino», visto che un agente ha sparato ad altezza d’uomo contro chi se ne stava già andando. C’è scappato il morto. Solo a dramma consumato s’è saputo che i litiganti erano divisi dal tifo sportivo: juventini contro laziali. Ma per quanto ne sapessero i poliziotti, si poteva trattare anche di tutt’altro: non è stata, insomma, un’operazione di ordine pubblico contro il «tifo organizzato».
Ma anche se lo fosse stata: dalla tragedia di Arezzo gli ultrà di tutta Italia hanno preso pretesto per scatenare una sorta di guerra civile degna d’un Paese sull’orlo di un golpe. Chi sono questi soggetti che hanno costretto otto squadre a non giocare, terrorizzato chi era allo stadio con i bambini, e poi incendiato caserme, ferito poliziotti, sfasciato auto e negozi? Sono singolari personaggi usi a scannarsi fra loro per l’«amore» a una maglia, ma anche a trovarsi solidali quando c’è da abbattere tutto ciò che ai loro occhi appare come l’ordine costituito, di cui lo «sbirro» è il facile simbolo. Ma quale «ordine»: è solo il vivere civile, la pacifica convivenza, la gioia di assistere a una partita di calcio. È tutto questo che hanno in odio.
Il poliziotto che ha sparato va processato e, se risulterà colpevole, condannato e licenziato. Ma che cosa ci fa più paura? La possibilità che una singola persona possa sbagliare o anche impazzire, oppure la presenza in Italia di simili bande? Ecco perché diciamo che i delinquenti sono loro, gli ultrà che ieri hanno messo a ferro e fuoco mezza Italia.
E non solo ieri. Sono anni che viviamo sotto l’incubo di questi personaggi che il mondo del calcio non ha mai avuto il coraggio di emarginare veramente. Quanti sono? Centomila? Cinquantamila? O forse solo ventimila? Comunque troppi. È una vergogna che ogni domenica migliaia di poliziotti - «ricompensati» con quattordici euro lordi - debbano essere sottratti a ben più importanti incarichi per evitare i danni di questi dementi.
Gli ultrà? Via, sciò, fuori dai piedi. Che non entrino mai più, negli stadi. E se sarà necessario fermare il calcio, lo si fermi. Per una volta ha ragione Beppe Grillo: ci ha stufato, questo calcio così stressante, aggressivo, con le sue polemiche che rincoglioniscono.
Noi stiamo con la polizia, non c’è neanche bisogno di dirlo.

 (12 novembre 2007)
 Ci sono molti interrogativi che non hanno trovato risposta:
 Come mai un agente di polizia ha sparato e soprattutto quando un agente di polizia può sparare?
Provo a rispondere dopo essermi documentato su internet: “ […] l'uso delle armi è legittimato dallo stesso articolo che lo consente per prevenire alcuni delitti molto gravi, come l'omicidio, la strage ed altri. Ad esempio: Tizio sta colpendo ripetutamente con una spranga di ferro Caio sulla riva di un torrente le cui sponde sono distanti tanto da impedirne un attraversamento rapido, il poliziotto si trova sulla riva opposta. Potrebbe essere, questo,  un caso di uso legittimo delle armi. Poi c'è la legittima difesa, con la difesa proporzionata all'offesa: da qualche sentenza si deduce che non vuol dire che per difendersi bisogna avere la stessa identica arma di chi attacca, visto che la polizia non ha come arma d'ordinanza né coltelli né spranghe di ferro né estintori né AK47. Comunque ogni situazione è un caso a parte. Esempio illegittimo di uso delle armi personalmente ritengo quello attuato dal poliziotto Spaccarotella, in quanto, pur essendoci il "fiume in piena" (l'autostrada), non vi era in atto un'azione violenta rientrante tra quelle dell'art. 53 del Codice Penale.”
 Codice Penale,. Libro Primo,. Titolo III: del reato. Capo I: del reato consumato e tentato. 
Articolo 53: “Uso legittimo delle armi 
Ferme le disposizioni contenute nei due articoli precedenti, non e' punibile il pubblico ufficiale che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, quando vi e' costretto dalla necessita' di respingere una violenza o di vincere una resistenza all'Autorita' e comunque di impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona (1) . 
La stessa disposizione si applica a qualsiasi persona che, legalmente richiesta dal pubblico ufficiale, gli presti assistenza.
La legge determina gli altri casi, nei quali e' autorizzato l'uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica.
(1)Comma cosi' modificato dalla L. 22 maggio 1975, n. 152. 

Fissiamo quindi la nostra attenzione: “quando vi e' costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all'Autorita' e comunque di impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona”  Stando alle testimonianza di persone super partes (ovvero non legate da alcun legame o vincolo  all’accusa o alla difesa)  non vi era necessità alcuna di impugnare l’arma e fare fuoco. Puntando oltretutto una vettura in movimento nell’area di servizio opposta facendo compiere al proiettile una traiettoria a dir poco potenzialmente pericolosa. Basti pensare che stiamo parlando della rete autostradale italiana dove con buona probabilità transitano veicoli di tutte le dimensioni ogni 2 secondi. Stiamo parlando non di un gesto avventato come quello che si può commettere in una situazione di estrema tensione o quando si è in pericolo, bensì di un gesto criminale che aveva il solo scopo di uccidere. Se anche avesse sparato in aria, o ponendo il caso che il proiettile sia stato deviato dalla rete, quale attenuante può invocare un uomo che estrae la pistola e fa partire un colpo a distanza di almeno 60 metri con la possibilità di per nulla remota di uccidere un automobilista in transito?NESSUNA. È colpevole come chiunque altri abbia commesso in vita un errore che è costato perdite umane. Quindi dovrebbe pagare....se solo qualcuno credesse ancora nella legge!
Pasquale Giordano

lunedì 11 maggio 2009

Presentazione del libro presso le Scuderie Estensi



"L'11 novembre 2007, poco dopo le nove del mattino, lungo l'Autostrada del Sole, il ventiseienne Gabriele Sandri viene ucciso da un colpo d'arma da fuoco esploso da Luigi Spaccarotella, agente della polizia stradale. Dopo un paio d'ore si diffonde la notizia della morte e i mass media si scatenano per coprire mediaticamente l'evento ed è un susseguirsi di dirette Tv, dibattiti, edizioni speciali dei TG e tavole rotonde. Il mondo del calcio, quello della politica e delle istituzioni entrano nel caos. Si parla di emergenza sociale: ovunque scoppiano focolai di rivolta, scontri, arresti, feriti, assalti alle caserme. Un giovane tifoso è stato ucciso, ma i media non chiariscono, né come, né per mano di chi."
Verrà presentato sabato 16 maggio alle ore 19 presso le Scuderie Estensi di Tivoli  il libro "11 novembre 2007. L’uccisione di Gabriele Sandri, una giornata buia della Repubblica" di Maurizio Martucci pubblicazione  Sovera Editore. 
Interverranno: 
  • Dottor Maurizio Martucci (autore del libro)
  • Crisitiano Sandri (fratello di Gabriele Sandri)
  • Andrea Cherubini (Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Tivoli)
  • Antonio Picarazzi (assessore al bilancio)
  • Gianluca Tirone (conduttore programma radiofonico "la Voce della Nord")
  • Carmine Belfiore (dirigente commissariato Polizia di Tivoli)


Funge anche da consigli per la lettura. 
Nei prossimi giorni, probabile pubblicazione intervista con l'Autore del libro.


Pasquale Giordano

martedì 28 aprile 2009

Il libro della gloria: tra un placcaggio e una mischia




Ho cominciato a leggere in questi giorni un piacevole libro Il libro della gloria di Lloyd Jones, edito dalla Einaudi Sull'aletta sinistra c'è scritto più o meno così: "Partiti nell’agosto del 1905 da Auckland, ventisette giovani «normali» - calzolai, contadini, fabbri, impiegati - intraprendono una tournée che li vedrà battere le più forti squadre europee, dall’Inghilterra alla Francia, facendo di loro una leggenda. Un’impresa che Lloyd Jones racconta intrecciando ricostruzione storica e fantasia, che dà corpo alla narrazione là dove i documenti del tempo non arrivano. Ne nasce il racconto di un’epopea vista attraverso lo sguardo incredulo di chi la visse: «Ci allungavano biglietti da visita. Ci stringevano la mano, dicevano: “che onore”… La mano che il sindaco di turno stringeva era la stessa mano che reggeva un aratro o una pala o la tetta di un animale. Però non sembrava importasse». Tra vittorie e serate di gala, fan in delirio e festeggiamenti scanditi dal ritmo della haka - la tradizionale danza maori che impressionò il pubblico europeo e ancora oggi precede ogni partita degli All Blacks - Il libro della gloria narra un capitolo fondamentale della storia di uno sport tra i più amati al mondo."



È piacevole leggere questo piccolissimo diario. Atmosfere di altri tempi, collegamenti di 40 giorni tra la Nuova Zelanda e l'Inghilterra, viaggi in carrozza o in treno, alla ricerca di quello che è lo sport che i neozelandesi hanno reso poesia. Nello scorrere delle pagine il lettore sarà ricevuto dagli inglesi, adulato dagli iralndesi, snobbato dagli scozzesi. In un mondo che non ha ancora conosciuto l'avvento della televisione si respira l'umiltà e l'umanità di chi, da lì a poco, farà parte della più forte squadra di rugby di sempre.



Da leggere in una sera, tutto d'un fiato, accompagnandolo con un bel calice di Nero d'Avola. Magari sul ponte di una nave. Rotta verso il Sud del Mondo.


Pasquale Giordano