esperienze comunicative nel bagaglio da viaggio di un aspirante storyteller

martedì 29 dicembre 2009

Lacrime, gioia, delusioni: un anno di rugby italiano [prima parte]

di Pasquale Giordano
magners-celtic-league

Il 2009 era da molti atteso come l'anno che avrebbe dovuto permettere al rugby italiano il salto verso il professionismo, come già succede nelle altre nazioni "ovali". Per far questo ci si è aggrappati con tutta l'anima alla nazionale italiana e all'appeal mediatico dei suoi giocatori. Si è sperato, fin da subito, che una maggiore esposizione mediatica potesse permettere di allargare il bacino di atleti particolarmente "elitario". Sembrava che tutto potesse succedere, sulle ali dell'entusiasmo si è votato, in seno alla FIR, favorevolmente: celtic league in Italia.

La Celtic League è una competizione per club di rugby a 15, alla quale partecipano franchigie provenienti da Irlanda, Scozia e Galles.
Per esigenze di sponsorizzazione è attualmente rinominata Magners Celtic League.
La Celtic League si tiene da settembre a maggio con un calendario di andata e ritorno e, come le altre maggiori leghe europee, si ferma nel periodo di svolgimento dei test autunnali e del Sei Nazioni.
[fonte:wikipedia]
La partecipazione alla Celtic League era stata presentata a tutti come la vera e unica opportunità per sperare di attestarsi su livelli più alti, una condicio sine qua non che però è suonata in italia come il grande scisma d'Oriente-Occidente che avrebbe permesso solo ad alcune realtà di spiccare il volo e non all'intero movimento. Siamo in Italia, patria delle provincie e degli "orticelli", dove le cose vengono fatte ad minchiam [cit.Franco Scoglio]. Era lecito aspettarsi che una franchigia fosse assegnata al movimento veneto-lombardo-emiliano e un'altra al centro-sud (in particolare al Lazio e all'Abruzzo). Questi due punti nevralgici sono da sempre due roccaforti territoriali del rugby italiano. Così non è stato, o meglio lo è stato solo in parte. Si è votato nel consiglio federale di luglio a favore delle candidature dei Praetorians Roma e degli Aironi del Po(Parma, Colorno, Viadana), bocciando di fatto la candidatura di Treviso che correva da solo. Il primo errore, ad avviso di molti, è stato proprio quello di bocciare Benetton Treviso e il suo (presunto)snobismo. Bisogna rilevare che Treviso è negli ultimi anni tra le poche formazioni solide dal punto di vista economico e di gioco. Il veneto si è ribellato a questa decisione e la FIR è tornata indietro sui propri passi: Treviso ha avuto la sua giustissima chance di giocare la CL ma allo stesso tempo è stata usurpato il progetto pretoriano. A questo punto sorgono le prime diffidenze dall'estero. In campo internazionale siamo considerati gli ultimi tra le grandi nazioni del Rugby. Il nostro campionato, sempre a detta d'altri, è di basso livello e di sicuro non avrebbe nulla da offrire dal punto di vista della competizione ma molto dal punto di vista turistico. Come se la CL potesse rappresentare per gli irlandesi, gli scozzesi e i gallesi un semplice pretesto per visitare l'Italia e se rimane tempo assistere anche ad un incontro di rugby. Umiliante e spocchioso, vero. Ma si potrebbe dire il contrario? La nostra nazionale fatica, in Italia il rugby dei club ha poco seguito, è molto difficile proporre delle candidature unitarie e sentite. Secondo il sito rugby1823.blogosfere.it i celtici davano per scontata Roma e si aspettavano che l'altra candidatura avesse come sede Milano o un'altra città turisticamente appetibile come Venezia, Torino e perché no, Firenze(aggiungo io). Si sono trovati invece con la candidatura di Treviso e Viadana, quest'ultima in un primo momento avrebbe dovuto disputare i match al Giglio di Reggio Emilia (prove tecniche di trasmissione Viadana-Ospreys di qualche settimana fa) ma che piano piano sta scoprendo le carte in tavola dirottando verso Viadana e il suo Zaffanella la sede dove disputare gli incontri. Altri nodi che vengono al pettine, ma che sanno tanto di pretesti, sono: la sponsorizzazione e il contratto televisivo. La Magners è una marca che distribuisce "irish cider" in ben 17 mercati nazionali ma poco conosciuta in Italia, quindi il brand non avrebbe interesse a sponsorizzare anche la competizione nello stivale. Si potrebbe attuare lo stesso meccanismo che muove il super14 australe dove per ognuna delle tre nazioni interessate cambia la sponsorizzazione, ma comporterebbe tempo e fatica. Secondo punto: al limite la FIR potrebbe garantire che una televisione satellitare come Sport Italia segua la MCL; forse Sky potrebbe offrire qualcosa per differenziarsi dalla concorrenza; sprezzante del pericolo potrebbe inserirsi LA7 ma è molto difficile che la televisione pubblica sborsi un euro per questa competizione che a livello di share sarebbe pesante pochissimi punti. Andiamo oltre: che sicurezza potrebbe offrire la Rai considerando il modo in cui tratta il Super10 con dirette "differite", imprevisti, regia televisiva poco attenta? Il rischio che la candidatura italiana si trasformi in una debacle è altissimo e il danno d'immagine per tutto il movimento è quasi inevitabile [......]


[continua nei prossimi giorni...]

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