esperienze comunicative nel bagaglio da viaggio di un aspirante storyteller

martedì 16 febbraio 2010

Italrugby, gioia in apnea

di Pasquale Giordano
Martin Leandro Castrogiovanni
Roma - Sembra che in questo inizio di 2010 il rugby italiano si trovi davanti al famoso esattore del dazio al confine della signoria: Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!
L'Italia e l’RBS 6 Nations è una storia che va avanti dal 2000. Da allora, tante sono le facce dei rugbisti che hanno indossato i colori azzurri e tanti sono stati i momenti che hanno visto la nazionale salire agli onori delle cronache. Il leit motiv di quasi ogni anno è "sconfitti con onore", come se la sconfitta fosse uno stato mentale nel quale è bello soggiornare.
È vero, qualche soddisfazione ce la siamo levata. Ma quanti sono stati i momenti in cui ci si è dovuti stringere attorno alla maglia azzurra per non permettere a nessuno di screditare l'intero movimento? Quante volte c'è stato bisogno di dire che giocare bene può essere equiparato ad una vittoria? Il rugby è un gioco che nella sua linearità è molto complesso. Alessandro Baricco ebbe modo di dire "Il rugby è un gioco primario: portare una palla nel cuore del territorio nemico. Ma è fondato su un principio assurdo, e meravigliosamente perverso: la palla la puoi passare solo all'indietro. Ne viene fuori un movimento paradossale, un continuo fare e disfare, con quella palla che vola continuamente all'indietro ma come una mosca chiusa in un treno in corsa: a furia di volare all'indietro arriva comunque alla stazione finale: un assurdo spettacolare.". Ad oggi la nazionale italiana si trova sul treno ma non ne conosce la destinazione: professionismo o limbo dell'anonimato e dell'indifferenza?
Ai blocchi di partenza di questo Sei Nazioni nessuno dalle altre Nazioni ha speso una buona parola per noi. Addirittura i bookmakers inglesi hanno, per ben due volte, accettato scommesse sulla partita dell'Italia, ma solo in relazione al passivo e mai con uno scarto inferiore ai 20 punti. I test match del 2009 avevano messo in luce le ottime prestazioni del pacchetto di mischia italiano e la scarsissima vena della linea dei trequarti affollata da gente senza una posizione precisa e senza una minima idea di gioco.
Forte dei primi cinque uomini, la nazionale era partita per Dublino convinta che se non altro avrebbe messo in difficoltà gli irlandesi. Purtroppo la partita è scivolata via tra l'iniziale incapacità di opporre una resistenza valida agli irlandesi, le varie indiscipline che hanno procurato più di qualche calcio e la prima linea (i due piloni e il tallonatore) che sembrava la brutta copia di quella vista a San Siro. A sentire le voci di corridoio si fanno risalire i problemi dei primi tre uomini proprio alla partita di San Siro contro gli All Blacks. Senza troppi giri di parole, i nostri avevano letteralmente distrutto il pacchetto di mischia dei tutti neri, che però non avevano perso tempo a lamentarsi con la stampa sostenendo che giochiamo fallosamente. Da quel momento gli arbitri guardano le mischie italiane, in particolare l'operato di Martin Castrogiovanni, con la lente di ingrandimento, cercando la minima instabilità ma passando sopra alle scorrettezze degli avversari. Non è una critica all'arbitraggio bensì un tentativo di lettura di questa particolare fase statica di gioco. Altri problemi sono venuti dalla coppia mediana. Tito Tebaldi (mediano di mischia), forse per la troppa pressione degli avversari, non è mai riuscito a dare a Craig Gower (mediano d’apertura) un pallone giocabile. Il più delle volte la palla usciva lenta dai raggruppamenti dando la possibilità alla difesa verde di schierarsi. Quando riusciva a tirarla fuori dalle ruck, Tebaldi, regalava al nostro mediano d'apertura l'ovale e le attenzioni delle terze linee irlandesi. Quando la palla, invece, era pulita e viaggiava con i tempi giusti, Gower la calciava in bocca agli irlandesi che nel frattempo avevano recuperato la posizione.
Domenica pomeriggio, in un Flaminio ingrandito e gremito, si è giocata la seconda giornata del torneo delle Sei Nazioni. L'Italia ha ospitato gli inglesi, inventori di questo bellissimo gioco,e aveva tutta la voglia di regalare ai tanti tifosi una prestazione degna di tanto entusiasmo. L'Inghilterra non è tra le favorite per la vittoria finale del torneo, ma dopo la bella vittoria contro il Galles si aspettava di vedere le magie del grande Johny Wilkinson anche a Roma. In parole povere tutto era già pronto per una sconfitta onorevole. Wilkinson non ha contribuito allo svolgersi della partita (ha sbagliato dei calci che di solito piazza ad occhi chiusi), ma la sconfitta è arrivata. Sempre con onore, cadesse il cielo se così non fosse. Eppure per qualche minuto abbiamo sperato di poter compiere l'impresa. La partita è stata piacevole da vedere. L'Italia è stata presente nei punti di incontro bloccando sul nascere buona parte delle azioni di attacco degli inglesi e recuperando molti palloni. Luke McLean, estremo dell'Italia, non si è mai fatto trovare fuori posizione o impreparato da un calcio avversario. A sprazzi si è vista qualche bella azione alla mano degli italiani che ha prodotto la conquista di qualche calcio piazzabile. Gli inglesi, però, sono stati cinici e hanno sfruttato il primo placcaggio sbagliato di Masi per segnare la loro unica meta.
Molti sono gli spunti da cui ripartire: sprazzi lucidi di attacco; consistenza nelle fasi statiche; la prova di Luke McLean e quella di Alessandro Zanni (Rbs Man of the match contro l'Inghilterra) chiamato a sostituire l'infortunato Sergio Parisse nel difficile ruolo del numero 8 . Molti sono anche i problemi che non sembrano avere una soluzione, almeno nell'immediato. Uno su tutti i calci di spostamento o calci tattici: quando non si ha la possibilità di attaccare la linea difensiva avversaria, perché ad esempio schierata piatta, il mediano d'apertura può decidere di calciare la palla oltre la difesa per permettere ai tre quarti di montare veloci e andare a riprenderla. Può anche sperare di cogliere nel sonno gli avversari ma è sempre un'opzione opinabile quella di affidarsi al caso. Il problema è che spesso i calci vengono fatti dal mediano di mischia senza il supporto di nessun altro giocatore deciso a rincorrere la traiettoria del pallone. Oppure avvengono dopo che gli avversari hanno già schierato la seconda linea difensiva, vanificando di fatto ogni tentativo. Manchiamo di acume tattico e non è cosa da poco nel rugby professionistico.
Duccio Fumero,giornalista, ha uno dei blog più seguiti dagli amanti della palla ovale rugby1823.blogosfere.it , "L'Italia ha iniziato con molte difficoltà il torneo, ma domenica con l'Inghilterra si sono visti alcuni miglioramenti. Purtroppo siamo ancora lontani dal livello tecnico e fisico delle altre 5 nazioni, e non tutte le scelte degli ultimi 24 mesi hanno aiutato a ridurre questo gap, ma il cuore degli atleti permette exploit come quello di domenica, quando abbiamo spaventato i maestri inglesi."
La prossima avversaria dell'Italia sarà la Scozia che sabato pomeriggio ha perso contro i rossi gallesi per 31-24. Quella giocata al Millennium Stadium di Cardiff, però, è una partita che meriterebbe un capitolo a parte nel grande libro del rugby. Basti pensare che a 5 minuti dalla fine la Scozia conduceva la partita 24-14. Nel giro di 5 minuti il Galles ha rimontato e, a tempo scaduto, Shane Williams (trequarti ala gallese) ha segnato la meta della vittoria. Oltre alla partita, gli highlanders hanno perso qualche pedina importante nel reparto arretrato. Come Thom Evans(spostamento di una vertebra cervicale in seguito ad uno scontro fortuito di gioco, ma si sta rimettendo) o come il malconcio ma stoico Chris Paterson(problemi ad un rene, fuori per dieci settimane)o come Rory Lamont(infortunato ad un ginocchio). È brutto dirlo, ma bisogna dare il colpo di grazia alla Scozia per evitare l'ennesimo cucchiaio di legno. Appuntamento allo Stadio Flaminio di Roma, sabato 27 febbraio ore 14.30 (diretta Sky Sport 2/differita La7 dalle 16.00).
Il Sei Nazioni dovrebbe (condizionale è d'obbligo) essere della Francia che ha già una mano sul trofeo dopo l'importante vittoria con l'Irlanda nell'ultimo turno. A confermarlo lo stesso Duccio Fumero: "Per il torneo la favorita d'obbligo è la Francia, la squadra che gioca il miglior rugby europeo al momento e che sa unire classe a cinismo. Se vince in Galles il titolo è praticamente suo."

Nota a margine. Il nostro è un paese digiuno di ovale e leggere su un noto quotidiano nazionale “frigoriferi”, riferito ai giocatori della nazionale samoana, rende bene l'idea di cosa significa per molti il rugby in Italia: uno spettacolo circense popolato da fenomeni da baraccone.

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