esperienze comunicative nel bagaglio da viaggio di un aspirante storyteller

giovedì 25 febbraio 2010

Uziel Almeida: in Italia manca la cultura sportiva

di Pasquale Giordano
Uziel Almeida
Uziel Almeida è l’allenatore del Centro Sportivo “Maniampama” di Setteville di Guidonia. Ex nuotatore della nazionale brasiliana è stato: campione brasiliano 100 stile libero nel 1983; allenatore della nazionale juniores brasiliana(foto); allenatore di molti atleti brasiliani vittoriosi; allenatore della squadra Swimming Natury di Chelsea, Londra, Inghilterra. Laureato in educazione fisica in Brasile, laurea convertita in Inghilterra, da qualche mese guida il gruppo tiburtino.

Che giro ha fatto per arrivare a Setteville di Guidonia?
“Nel 1994 ho ricevuto una proposta di lavoro da una squadra portoghese ma l’accordo non andò in porto. Nel 2003 sono andato a Londra in vacanza a casa di amici e ho ricevuto una proposta dal club di Chelsea. In seguito a varie vicissitudini personali mi sono trasferito in Italia nel 2007 e oggi lavoro qui a Guidonia.” Com’è andato l’ultimo impegno nella gara UISP regionale?
“Nell’ultima gara, disputata allo stadio del nuoto di Monterotondo il 31 gennaio, abbiamo avuto 24 atleti a medaglia. A livello regionale siamo la seconda società dietro Monterotondo che schierava 91 atleti. Tra i nostri è sceso in vasca Federico La Rocca un atleta molto forte che sui 100 dorso ha nuotato 1’13”21. Un tempo che potrebbe essere equiparato ai livelli FIN”
Perché non puntare al circuito FIN?
“Noi ambiamo al circuito FIN e già nuotiamo abbondantemente sotto i parametri per l’accesso. Però, per poter fare bella figura, bisogna allenarsi ancora di più: sei giorni su sette; doppio allenamento. I miei ragazzi si allenano due ore e mezza al giorno, sei volte la settimana. Ma non basta.
Perché non ci si allena?
“Perché: i costi sono elevati 100 euro al mese; l’impegno scolastico è pressante e lascia poco spazio agli allenamenti ma anche all’impegno nel “picco” ovvero nelle settimane precedenti alla gara. Bisogna abituarsi fisicamente ai ritmi della FIN che fa disputare la fase eliminatoria al mattino e nel pomeriggio la gara. Se non ci abituiamo al doppio allenamento non potremo andare lontano.”
Di chi è la colpa?
“Se le dicessi che la colpa è degli atleti sarei cattivo. Allo stesso modo non è dei genitori o della società. I ragazzi hanno troppi impegni, è un dato di fatto. Secondo me manca la cultura sportiva in Italia. In Brasile e negli USA ci sono due turni scolastici, uno al mattino e uno al pomeriggio, ognuno è libero di decidere quale frequentare.”
Come si può ovviare?
Se la Federazione trova una soluzione noi possiamo subito attuarla. È vero che per la Pellegrini nuotare è diventato un lavoro, ma è anche vero che se non si fosse dedicata da piccola al nuoto non avrebbe mai potuto raggiungere questi livelli d’eccellenza.”
Quando parla di cultura sportiva a cosa si riferisce?
“Lo sport deve avere maggiore importanza nella società italiana perché contribuisce ad allontanare i ragazzi dalla strada. Seguire le regole sportive è un ottimo allenamento per la vita di tutti i giorni. Infondo la vita è lo sport e lo sport è la vita. Nessuno ti regala nulla, se vuoi qualcosa te le devi guadagnare, devi crederci, devi avere fiducia in te stesso, devi avere un obbiettivo e impegnarti per raggiungerlo. Non è facile ma bisogna persistere. Poi c’è la questione monetaria, praticare agonisticamente uno sport costa troppo. Pensiamo al sacrificio dei genitori che magari vorrebbero poter dare la possibilità ai loro figli di eccellere nello sport, ma se volessero ad esempio far loro frequentare palestra e piscina dovrebbero pagare di più. C’è un bellissimo libro di due ex nuotatori inglesi John Atkinson e Bill Sweetenham “Nuoto da campioni” nel quale loro teorizzano che: nuotare 8 ore la settimana ha significativi vantaggi per la salute, ma non rappresenta nuoto competitivo e non produrrà mai risultati competitivi; nuotare da 10 a 12 ore la settimana è sicuramente il primo passo per la competitività ma nemmeno questo allenamento potrà mai produrre risultati anzi, rischia di frustare gli atleti; nuotare da 18 a 24 ore la settimana è invece la base per un nuoto competitivo. Qualche volta si è in presenza di un talento naturale ma se non è in possesso della giusta dose di determinazione rischia di buttare alle ortiche ciò che la natura ha donato lui.”
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Articolo pubblicato su "XL Quindicinale per le Associazioni la Cultura e il Tempo libero" numero 4 del 25 febbraio 2010

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