esperienze comunicative nel bagaglio da viaggio di un aspirante storyteller

mercoledì 31 marzo 2010

Si può ridere anche della morte, arrivederci Nicola Arigliano

Di Pasquale Giordano
Nicola Arigliano
Roma - Dalla notte del 30 marzo 2010 l’Italia è un posto un po’ più triste, un pezzo della musica “sussurrata” è volato via. Si è spento in una casa di riposo nel suo Salento, all’età di 87 anni, Nicola Arigliano. Da qualche anno abitava a Calimera, in provincia di Lecce, nell'istituto Gino Cucurachi, un centro per anziani. Era originario di Squinzano, sempre in provincia di Lecce, dove era nato il 6 dicembre 1923. Tra i maggiori successi di Arigliano, una vita divisa tra il jazz e le apparizioni in tv, sono Un giorno ti dirò, Amorevole, I sing ammore, My wonderful bambina, I love you forestiera.

Si può ridere anche della morte
Diceva spesso: "Mai prendere niente sul serio, neanche la morte. Anche ai funerali si può ridere molto". Non so come sarà il suo di funerale, se si raccoglieranno i pochissimi amanti della musica gentile e improvviseranno una jam session o se invece lasceranno che risuonino nell’aria le note di qualche successo radiofonico cool jazz degli anni ‘40. Lui era un uomo di spirito, sosteneva che la vita non va mai presa troppo sul serio e alla ribalta ha sempre preferito la semplicità di uomo del sud innamorato della musica e del canto sussurrato,confidenziale. In una parola: jazz.
Era scappato di casa a 11 anni alla volta di Milano dove comincia a cantare nei night. Spesso suona il sax, la batteria o il contrabbasso. Ha del talento e non passa molto tempo perché qualcuno si accorga di lui. Il famoso trombettista e critico americano Marshall Brown lo invita a partecipare al Festival di Newport. Tornato in Italia comincia la sua carriera di jazzista e crooner. Nel 1956 presenta i suoi primi di dischi a 78 giri per la Rca (tra cui A tazza 'e caffe'/Zitto zitto zitto, Spatella 'argento/Scetate), poi escono gli extended play Festival del jazz Sanremo 1959 (tra cui Un giorno ti diro' e I sing ammore). Con il passaggio al 45 giri Arigliano ottiene un grandissimo successo con Simpatica brano di Garinei, Giovannini e Kramer. Partecipa all'edizione 1958-59 di Canzonissima, al Cantatutto, a Sentimentale, programma condotto da Lelio Luttazzi (ospite fisso con Mina; la sigla del programma, intitolata Sentimentale diventa un grande successo inciso da entrambi cantanti in due versioni differenti) e a vari festival jazz, mettendosi in luce con il suo stile da crooner.
Nella prima metà degli '60 spopola per i suoi brani in 'italesé come I love forestiera, Amorevole, Tre volte baciami, My wonderful bambina ma anche con le sue particolari interpretazioni di My Funny Valentine e Arrivederci (di Umberto Bindi) entrate a far parte dei classici da night e piano bar. I titoli bilingui sono un vezzo degli autori di canzoni di fine anni cinquanta, che vedono nella "canzone-cartolina" un mezzo per propagandare le nostre bellezze turistiche (l'esempio più celebre di questo genere sarà Arrivederci Roma di Renato Rascel).Nel 2005 partecipa a Sanremo con il brano Colpevole, che vince il premio della critica. E' la sua ultima apparizione pubblica.

Fiorello: Ciao Nicola! I sing amore forever
"Mi dispiace tantissimo, insieme a Luttazzi ha dimostrato che lo swing lo sanno fare anche gli italiani!" Così Fiorello all'Ansa, saluta Nicola Arigliano: "Ciao Nicola! I sing amore forever!" Fiorello, attraverso Viva Radiodue aveva lungamente sponsorizzato la candidatura di Arigliano al festival di Sanremo, al quale nel 2005 partecipò conquistando il premio della Critica con il brano Colpevole.

Arbore: era il re dello swing e dell’ironia
"Per noi ragazzi del jazz degli anni Cinquanta era un idolo non solo perché cantava lo swing ma anche perché lo faceva con molta ironia: era il re dello swing e dell'ironia": così Renzo Arbore ricorda Nicola Arigliano, morto stanotte a 87 anni. "Arigliano era il più giovane di un drappello di cantanti swing come Natalino Otto, Alberto Rabagliati, Flo Sandos e ne aveva continuato la tradizione - aggiunge Arbore -. Da una parte rimangono le sue canzoni come I sing Ammore, 20 km al giorno "10 all'andata e dieci al ritorno", ma anche la sua interpretazione di canzoni americane come Sixteen tons, con la voce bassa. Quelli del jazz hanno sempre ritenuto Arigliano uno di loro ed è stato spesso ospite ad Umbria Jazz con una sua formazione". "Tra le cose che lo rendevano originale - ricorda ancora Arbore - c'era il fatto che in pieno successo aveva abbandonato Milano per vivere in collina con animali e prodotti della terra, aveva fatto una scelta bucolica. Era allo stesso tempo naive e innamorato della musica moderna. Lo rimpiangeremo - conclude Arbore - rimarrà in quel portfolio di cantanti che vanno ricordati perché hanno seguito un discorso di musica popolare italiana".

Gino Castaldi: un signore della canzone
Era uno di quei grandi signori della canzone che col passo felpato del buon gusto e l'ironia stralunata di un meridionale viveur, porgeva le sue canzoni come un piatto prelibato da consumare con particolare godimento. Nicola Arigliano era fondamentalmente un cantante jazz prestato alla canzone, quindi un crooner, e pochi in Italia sono stati bravi come lui, quando uscì dal nebbioso mondo dei locali notturni (fine anni Cinquanta) e approdò in televisione sull'onda di uno swing lieve ed elegante, con canzoni tipo I sing ammore, o I love you forestiera, in quel tipico vezzo dell'epoca che amava i titoli in doppia lingua.

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