
Capita, a volte, che un risultato sportivo travalichi i confini dell'ambito sportivo e si attesti in quello delle imprese significative.
Questa è una storia di vita e di rugby ed è proprio da qui che si parte. Corriamo con la mente a 14 anni fa, siamo in Sudafrica, è il 1995 e da qualche tempo la nazione sudafricana è in pieno periodo post apartheid. Al governo, dopo 46 anni, non c'è un boero ma un esponente dell'African National Congress: Nelson Mandela. Già Frederik Willem de Klerk, che governò fino al 1994, intraprese la via della riforma, liberando e chiamando al suo fianco il capo dell'ANC Nelson Mandela e smantellando l'intero sistema della segregazione razziale nel 1991; ma è solo con l'elezione di quest'ultimo alla carica di Presidente della Repubblica sudafricana che formalmente comincia il periodo di transizione. Il Sudafrica è abitato da diverse etnie che difficilmente riescono a dialogare tra loro. Ogni etnia ha la propria lingua e i propri riferimenti sportivi. Ad esempio i bafana bafana ("i nostri ragazzi" in lingua zulu)sono da sempre la trasposizione sportiva dei neri mentre gli springboks (dal nome di un'antilope) e il rugby in genere sono da sempre più seguiti dalla componente afrikaner.
Con la fine dell'apartheid la nazionale sudafricana di rugby fu anche ammessa per la prima volta a partecipare alla coppa del mondo di rugby nel 1995, edizione della quale il Sud Africa era proprio la nazione ospitante.La vittoria finale arrise proprio alla Nazionale di casa, che in finale sconfisse la Nuova Zelanda. La finale della terza edizione della Coppa del Mondo di rugby XV rimarrà per sempre una delle pagine più emozionanti della storia di questo sport e della RSA.
Il 24 giugno 1995, all'Ellis Park Stadium di Johannesburg, Jacobus Francois Pienaar, capitano springboks, guidò i suoi ragazzi alla conquista della coppa del mondo in finale contro i mostri sacri All Blacks. Durante la premiazione ricevette dalle mani di Nelson Mandela il trofeo che poi si preoccupò di alzare in aria. Prima dei festeggiamenti, prima dei ringraziamenti ci furono gesti significativi: preghiere di gruppo, Nelson Mandela che con indosso la casacca verde degli springboks passeggiò sul prato dello stadio; uno sport capace di unire più persone sotto la bella bandiera sudafricana. Fu una giornata storica che da sola non riuscì a sanare le problematiche del Sudafrica (questa è un'altra storia) ma che rimase, ad imperitura memoria, come uno degli attimi in cui una vittoria sportiva ha il gusto nobile della vita.

Il 12 febbraio uscirà in Italia il film Invictus ovvero la trasposizione cinematografica (negli USA è uscita venerdì 11 dicembre) di questa impresa. La sceneggiatura è basata sul romanzo The Human Factor: Nelson Mandela and the Game That Changed a Nation di John Carlin.
Il film diretto da Clint Eastwood annovera tra gli altri Morgan Freeman nei panni di Nelson Mandela e Matt Damon in quelli di Francois Pienaar. Quasi sicuramente farà incetta di premi alla prossima consegna degli Oscar, noi aspettiamo con impazienza di vedere sugli schermi un film che racconta di rugby e di leggende.
Immagini e trailer








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